Giro

Giorno 1: Livorno - Bastia

Ci si vede a Livorno, prendiamo il traghetto insieme ad un giovane tedesco conosciuto in fila. Ovviamente è in ritardo, quindi come prevedibile perdiamo il treno per Corte e dobbiamo cercare un campeggio. Ci arriviamo molto tardi, pedaliamo col buio costeggiando lo stagno (luogo insolitamente gradevole, almeno se non fosse notte), alla fine lo troviamo che pare quasi un miraggio. Entriamo, non c'è nessuno in reception, si dorme!

Giorno 2: Corte n'est pas

dormiamo, sveglia prestissimo per poter prendere il treno, usciamo precisi, non c'è nessuno in reception, ciaone, lasciamo il nostro amico al campeggio e ripercorriamo indietro la strada dello stagno.

Siamo quasi arrivati alla stazione e «Oh Bo, ma il casco?» quindi corricorricorri vai indietro prendi il casco, in reception non c'è ancora nessuno, corricorricorri torna indietro, molla tutto all'alimentari (il più conveniente che avremmo mai trovato, signora molto simpatica dopo che Ba le chiede come si dice "buongiorno" in corso), corri alla stazione del treno e... "si, questo treno permette di caricare le bici, ma non da questa stazione, non ci posso fare niente, inoltre il mio proproproprozio è stato scomunicato dal papa perché era un brigante, mi dispiace è così". E quindi perdiamo il treno, andiamo in bici fino a Bastia per l'anima del cazzo, lì c'è un vento pazzesco, noi riusciamo a prendere il treno, ma ormai la giornata è guastata. Pare chiaro che per la Restonica non ce la facciamo. Quindi cambio di programma: da Corte andiamo direttamente in montagna. Anzi no, con 2 minuti di anticipo decidiamo di non passare proprio da Corte, scendiamo tipo 3 fermate prima in un paesino del far west, non c'è niente, si inizia a pedalare.

Vento micidiale, che rende faticosa una salita altrimenti molto piacevole, passiamo in mezzo a degli stupendi graniti della Scala della Regina e pini larici. Una simpatica signora ci riempie le bottiglie al paesino della sosta pranzo perché la fontana non funziona, qualcosa che sarà una costante in corsica: o le fontane fuori dai paesi non funzionano oppure c'è scritto acqua non potabile ma i locali -specie i vecchi, i giovani manco sanno dell'esistenza- ci dicono che per loro è potabile.

arriviamo al lago.

Lì ci fermiamo al camping che avevamo immaginato, di fronte all'hotel e al distributore di benzina. Il camping è molto molto spartano, piazzole essenziali, bagno/doccia che funziona il giusto (l'acqua non è che abbia una temperatura stabile, diciamo). Nel bar/hotel c'è un camino gigantesco, acceso. Fa freddino!

Giorno 3: svalichiamo fino quasi a Porto

La salita doveva essere durissima, ma in realtà è parecchio ok.

La sera scopriamo che cimitero in francese si dice stadio.

Giorno 4: Porto - Sagone

Andiamo alla spiaggia a nord di porto (nome?), bellissima, primo bagno, pochissima gente, meraviglia.

Da lì ci facciamo la strada che porta verso sud dei calanchi di Piana. Vistale è piuttosto bella e come dice il nome vale la pena di visitarla. Ci offrono pure la colazione! Quando chiediamo se il paese è cambiato molto, ci parlano del divieto di costruire invece che dell'aspetto demografico.

I calanchi sono bellissimi e ci concediamo un'altra sosta bagno in cui Bo si sgarra un piede.

Intorno a Tiuccia è una zona antropizzata piuttosto brutta, il sole ci frigge il cervello, poi arriva un intero pullman di svizzeri a farci decidere che nemmeno il bar è un luogo piacevole (che tempi signora mia) e ce ne ripartiamo.

Camping Le Damier - Bonifacio

Arriviamo a Bonifacio, ci facciamo un giro, poi andiamo a piedi (dopo, per così dire, attenta ed accorata discussione sul mezzo l'orario e il nutrimento) a capo pertusato, bellissimo. Quando il tempo è perfetto (cioè al tramonto) se ne vanno tutti, chissà perché. Torniamo a Bonifacio e ci concediamo un bicchiere di vino. Lì conosciamo un tizio ed una tizia con cui iniziamo a parlare, e che ci offrono un altro bicchiere di vino. A fine conversazione, Bo è sbronzo come un tacchino, spacca un bicchiere, rientriamo in campeggio a mangiarci qualcosa che sono tipo le 23, cose pazze.

In sardegna!

Ci svegliamo al camping di Bonifacio, facciamo un certo numero di colazioni e andiamo a farci un giretto per la cittadina, molto bella. Capiamo così che la sera prima forse saremmo potuti salire sopra, invece di stare al porto. Vabbè. Prendiamo il traghetto, creiamo degli equivoci con i marittimi circa la loro napoletanità, e dopo poco siamo in Sardegna! Caldo bestiale, facciamo per uscire da Santa Teresa, ci fermiamo al supermercato a mangiare yogurt e proviamo a ripartire. Milioni di bambini, ma quanto si riproducono i sardi?

Arzachena

Andiamo ad Arzachena (carina, niente di che) paese dove «grazie a dio il sole non manca» (?) e dopo aver chiesto ad un sacco di gente troviamo un non-luogo effettivamente ombreggiato e piacevole, cioè il palazzo di vetro, coi suoi giardini dotati di qualche albero. Si sta proprio bene, ce la prendiamo comoda, partiamo che non è che sia proprio presto, ci dobbiamo dare una mossa. Finiremo a San Coso lì, paesino molto fichetto (non ce lo aspettavamo!) frequentato da gente discutibile. Noi però troviamo il bar scalcagnato in cui fermarci, e proseguiamo con le tradizioni sportive importate dalla Francia.

Ultimo giorno: Golfo Aranci!

Bagno in costa smeralda, posto bellissimo! Usando le migliori tecniche di appostamento, riusciamo a beccare un posto all'ombra molto comodo, ma non abbastanza in fretta da fermare il leggerissimo brontolio di Bo.

Riprendiamo il traghetto a Golfo Aranci.

Tecnicanza